11 gennaio 2011

La Toxoplasmosi: mito o pericolo reale?

di TIZIANA MASSA - da Ti presento il cane Per prendere la toxoplasmosi da un gatto occorre mangiarselo crudo (o poco cotto).
Proprio così: se non lo si mangia crudo, il gatto non ha praticamente alcuna possibilità di contagiare un essere umano: e con questo l’articolo potrebbe già avere fine!
Eppure, nel 2012, assistiamo ancora a discorsi che mi permetto di definire, con rabbia, “da pollaio”: ciarle di persone che mai una sola volta si sono prese la briga di parlare con un veterinario, che mai hanno preso in mano una dispensa o sfogliato una rivista specifica che tocchi l’argomento, o ancora perso due minuti su Internet per capire realmente cosa sia la toxoplasmosi e come venga davvero trasmessa.
Chissà perché, in merito ad altre malattie che affliggono il nostro secolo, ci vantiamo di leggere e di esserci documentati, ascoltiamo dibattiti in tv (ciò che poi in effetti viene recepito è un altro discorso, ma vabbè…), leggiamo articoli medici e così via.
Invece, riguardo alla toxoplasmosi, tutto ciò che si sente dire in giro è che “non si devono toccare i gatti”, che “i gatti portano questa malattia”, insomma un “dagli al gatto” generico…e via, la toxoplasmosi è sconfitta!
Non parliamo poi di quando si conosce una donna in gravidanza: le galline e/o i polli umani corrono a razzolare intorno alla poverina spargendo tutta la loro conoscenza sull’argomento e, purtroppo, trovando spesso terreno fertile, al punto che non sono pochi gli abbandoni di innocentissimi gatti da parte di molte persone che hanno in corso (o addirittura in previsione futura!) una gravidanza.
Cercheremo quindi, nella maniera più semplice possibile, di chiarire per l’ennesima volta, dal momento che purtroppo ce n’è bisogno, cosa è la toxo e qual è il ruolo del gatto nella trasmissione di questa malattia.
Magari, perché no, contando anche un po’ sulla collaborazione di chi ci legge affinché diffonda quanto più possibile le notizie qui riportate, contribuendo così a limitare l’ingerenza dei “polli” di cui sopra in faccende di cui non sanno assolutamente nulla.

La toxoplasmosi è causata da un protozoo denominato Toxoplasma gondii.
L’infezione causata da questo organismo monocellulare, ossia formato da una sola cellula, è piuttosto comune, tuttavia la malattia non è molto diffusa.
Diciamo che, in linea generale, i sintomi sono poco avvertiti da chi ne è colpito.
Corrisponde a verità il fatto che il gatto sia la principale fonte di propagazione della malattia, MA, il maiuscolo è d’obbligo, non nel modo in cui molto credono.
Il gatto non è un “untore”: non basta la sua presenza in casa affinché avvenga il contagio, non basta accerezzarlo né dormire con lui.
Come specificato nell’occhiello, per prendersi la toxo bisogna mangiare carne di gatto cruda o poco cotta: o, in alternativa, cacca di gatto in salmì.
I gatti vengono infettati nutrendosi della carne delle loro prede, generalmente uccelli o topi a loro volta infestati dal toxoplasma.
Gli organismi così ingeriti dal gatto si sviluppano nel suo intestino; in seguito, tramite le feci, il gatto espelle le cosiddette oocisti, le quali hanno bisogno di circa 36 o 48 ore di tempo per diventare contagiose.
Pertanto, punto chiave numero uno: se la pulizia della cassettina dei bisogni del nostro micio viene effettuata giornalmente, il problema non ha alcun modo di presentarsi.
Lo sviluppo di oocisti nell’intestino del gatto, con derivante espulsione insieme alle feci, perdura per due/tre settimane, dopodichè il gatto si immunizza.
Va da sé quindi che questa non è la principale fonte di contagio per l’uomo, mentre lo è il consumo di carni crude o comunque poco cotte e infestate da cisti invisibili ad occhio nudo, motivo per cui è preferibile cuocere la carne ad una temperatura minima di 70 gradi per almeno 15/20 minuti.
In questo modo le oocisti vengono distrutte con certezza, mentre non è sicuro che lo stesso accada con il congelamento.
Anche i derivati del latte non pastorizzati e l’insalata non accuratamente lavata possono provocare contagio.

Tornando alla “responsabilità” del gatto, è bene sapere che le oocisti resistono molto bene nell’ambiente: pertanto, chi possiede un giardino dove i gatti possono lasciare i loro bisogni e ha piacere di curarlo, può indubbiamente continuare a farlo con tranquillità, ma deve osservare delle semplici regole di igiene, quali utilizzare guanti da giardinaggio e, a lavoro terminato, lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone (precauzione da adottarsi normalmente anche dopo aver toccato carni o verdure crude).
Non è altresì necessario negarsi il piacere di una carezza ad un gatto di strada, per carità; basta solo lavarsi le mani in seguito!
Per le donne in gravidanza la malattia costituisce un reale pericolo, non tanto per la donna quanto per il bambino che deve nascere e che può subire malformazioni.
Il discorso comunque diventa solo un pochino più delicato dal punto di vista delle precauzioni, ma assolutamente nulla di insormontabile o che possa indurre ad abbandonare il gatto di casa.
Ferme restando le precauzioni in merito alla cottura della carne, lavaggio della verdura sotto acqua corrente e utilizzo dei guanti protettivi per giardinaggio, la donna incinta deve provvedere ogni giorno alla disinfezione della cassettina dei bisogni di micio proteggendosi con guanti di gomma (meglio ancora se lo fa fare da terzi: altrimenti i mariti a cosa servirebbero?), gettare le feci del gatto nel gabinetto ed alimentarlo
esclusivamente con cibi industriali o con cibi rigorosamente cotti.
E’ meglio che il gatto di casa non abbia, almeno per il periodo della gravidanza, libero accesso all’esterno, dove potrebbe cacciare topi o uccelli e rimanere contaminato.
Infine, durante la gravidanza è bene non avere contatti con gatti randagi, a meno che non si abbia la possibilità di lavarsi accuratamente
le mani immediatamente dopo averne toccato uno. Un gatto randagio non viene pulito regolarmente e potrebbe avere sul pelo residui di feci.
E’ un caso raro, ma meglio evitare i rischi inutili.

I SINTOMI
Per quanto riguarda il gatto, di solito la toxoplasmosi non manifesta segni clinici di infezione.
Quando accade, accade più frequentemente nei gatti piccoli o adulti, piuttosto che quelli anziani, con sintomi che vanno dall’inappetenza, alla sonnolenza, alla febbre, per arrivare ai problemi respiratori, polmonite, epatite con diarrea e vomito, problemi agli occhi e al sistema nervoso.
Per quanto riguarda l’uomo i sintomi sono generalmente assenti o, se presenti, tanto trascurabili che…in effetti vengono quasi sempre trascurati: la stragrande maggioranza delle donne che risutano positive alla ricerca di anticorpi per la toxoplasmosi (è un esame di routine in gravidanza) non si era mai accorta di averla contratta.
Solo in casi rarissimi appaiono problemi di qualche gravità, dei quali è bene parlare con il proprio medico.
L’unica malattia davvero pericolosa per qualsiasi umano, gravido o no, è l’ignoranza.

NOTA: il cane NON trasmette la toxoplasmosi.
Può esserne contagiato, può ammalarsi ma non può contagiare nessuno perché le oocisti NON vengono emesse con le feci, come avviene invece nel gatto. Qualsiasi allarmismo nei confronti del cane è ancora
più immotivato di quello che riguarda il gatto.