di Laura Borromeo (Comportamentalista animale, studiosa del comportamento felino)
Per ogni bimbo la vita insieme al gatto può rivelarsi un'esperienza di crescita preziosa e arricchente, a patto che gli siano
insegnate le modalità di convivenza con il rappresentante di una specie diversa. Sarà quindi compito dei genitori spiegare
al bambino, fin dai primi mesi di vita, come approcciarsi con il micio di casa e interagire con lui, affinché la coabitazione risulti divertente per il bambino e, nel contempo,
rispettosa del benessere dell'animale.
Già intorno ai sette mesi, quando il bambino ha ancora qualche difficoltà
a coordinare i movimenti, ma è in grado di apprendere velocemente, si può iniziare ad abituarlo al movimento dell’accarezzare che lui non conosce ancora, utilizzando un pupazzo,
naturalmente peloso. Prendendogli la manina, lo si inviterà a
toccare delicatamente il peluche e a ripetere più volte il movimento, accompagnandolo con la parola "coccola", in modo che non solo il bambino, ma anche il gatto poi, sappia cosa sta
accadendo.
Si eviterà così al felino di subire i primi maldestri tentativi di carezza del cucciolo
d’uomo e, quindi, di innervosirsi.
Solo quando il bimbo avrà imparato a coordinare il movimento della mano e ad
accarezzare senza tirare il pelo, si potrà farlo avvicinare al gatto, avendo creato i presupposti per un primo contatto caratterizzato da sensazioni
positive. Il gatto non avrà paura del bambino e non scapperà al suo
avvicinarsi e, meglio ancora, non sarà costretto ad usare l'aggressività per tenerlo lontano.
Man mano che il bambino cresce, si amplia anche la gamma dei giochi da fare col suo amico,
consentendo una relazione non esclusivamente limitata al contatto, che rischierebbe di infastidire l’animale, ma improntata all’interazione piacevole e soddisfacente per
entrambi.
Un gioco divertente, adatto a essere insegnato anche a bimbi molto piccoli, consiste nel
tirare un croccantino un po’ lontano ed osservare il gatto che lo rincorre per mangiarlo; spronandolo con l’aggiunta delle parole "cerca, cerca", si getterà con maggior entusiasmo nella
rincorsa. Le prime volte il genitore aiuterà il bambino nel lancio, fino a quando diventerà autonomo. Oltre a ciò si può mostrargli come occultare una manciata di croccantini in giro per la casa, e questo significa regalare al felino un passatempo di grande
soddisfazione per il suo istinto di cacciatore, e all’umano l’osservazione dell’atteggiamento cauto del gatto nella fase di esplorazione e perlustrazione delle stanze, fino alla scoperta
dell’ambita ‘preda’.
Tutto questo svilupperà nel gatto l’elaborazione di associazioni positive con la figura
del bambino, visto come fonte di cibo e non di atti molesti.
Una regola fondamentale da spiegare al bambino riguarda l’uso delle mani, che
vanno utilizzate solo per coccolare il gatto, mai per giocare, altrimenti l'animale le scambierà per una preda, innestando un rapporto potenzialmente pericoloso di
caccia.
Per giocare con il suo gatto, il bambino si servirà unicamente di giochi che gli
permettano di interagire tenendo le manine lontane dalle zampe dell'animale.
Sono adatti tutti i giochi simili alla struttura della "canna da pesca": si tratta di un
bastoncino cui è applicato un filo in fondo al quale è appeso un topolino, una pallina o delle piume colorate. Si può comprare nei negozi per animali, oppure costruirselo con un pizzico di spirito di iniziativa e
fantasia, in compagnia di mamma e papà: un’occasione per il bambino per incominciare ad interessarsi dei bisogni del proprio animale e a occuparsi del suo
benessere non solo fisico.
Il bambino così potrà divertirsi nella preparazione del gioco, nell’utilizzarlo
e gioire nel vedere quanto a lungo un gatto possa trastullarsi con un passatempo in armonia con la parte selvatica della sua natura. Naturalmente il genitore dovrà accertarsi che il gioco sia utilizzato in modo appropriato e non come
un frustino e che il gatto non ne sia spaventato. Per questo bisogna ricordarsi che le prede fuggono sempre dal predatore e di conseguenza i giochi non dovranno essere avvicinati al gatto, ma
fatti vedere a distanza mentre si allontanano così da innescare in lui l’istinti all’inseguimento. Soprattutto all’inizio i giochi con gli animali vanno sempre supervisionati.
Un'altra attività istruttiva, oltre che piacevole per il bambino è invogliarlo a scoprire
in casa quegli oggetti con i quali il gatto potrebbe giocare volentieri e poi verificare se effettivamente li gradisce: tutto ciò sarà utile per sviluppare la fantasia e lo spirito di
osservazione del piccino. In una casa ci sono tantissime cose che un
gatto può utilizzare per giocare: tappi di sughero, noccioline, castagne, pasta di piccole dimensioni, cotton fioc, palline di stagnola o di carta, i nastri dei pacchetti della pasticceria,
le stringhe delle scarpe, ecc.
Un’attenzione particolare meritano le scatole di cartone, uno dei giochi preferiti dai
gatti e dai bambini. E’ possibile procurarsele di varie dimensioni e
gratuitamente al supermercato per poi sbizzarrirsi a trasformarle in tane con più buchi d’ingresso, oppure sovrapporne due e incollarle per costruire un castello con entrate e uscite e divertirsi
a dipingerle secondo la propria fantasia. A preparazione avvenuta, per
coinvolgere nel gioco il gatto basterà adescarlo con un filo o buttare nella scatola qualche pallina o topino da catturare e il divertimento sarà assicurato per tutti.
Il vantaggio che deriva da questa attività ludica è quello di tenere occupato il
bambino permettendogli di sfogarsi nel gioco, così da poter poi coccolare il gatto in maniera adeguata e non eccessiva. Queste piccole avventure verranno sicuramente raccontate ai compagni di scuola e agli amici, che a
loro volta assimileranno una corretta modalità di rapportarsi con gli animali.
Al bambino dovrà essere insegnato che il sonno del micio di casa è da rispettare
soprattutto quando è piccolino, perché è nutrimento per la sua crescita, esattamente come per un bambino, che non sarebbe contento di essere svegliato mentre sta facendo un bel riposino o sta
sognando beatamente nel suo lettino. Paragonando le sensazioni del bimbo a quelle del gattino, si insegna il rispetto delle necessità altrui e la capacità di mettersi nei panni degli
altri, di allenare la dote dell’empatia, indispensabile per un corretto vivere sociale.
In generale la vicinanza con gli animali, quindi con la natura, sviluppa una particolare
sensibilità che agevola la comprensione dell’altro; la convivenza con un gatto, in particolare, è un’esperienza di crescita molto speciale.
È possibile
identificare differenti fasce di età del bambino secondo lo sviluppo cognitivo raggiunto: prima dei 3 anni, dai 3 ai 6 anni, tra i 6 e i 12 anni e sopra i 12 anni. Tra 2 e 5/
6 anni, il bambino ha un pensiero di tipo egocentrico e non differenzia con precisione tra sé e non-sé: la forma immatura del pensiero non gli permette di prevedere le conseguenze delle azioni
proprie e altrui.
Da
ciò si evince che la competenza cognitiva del bambino legata al pattern “riconoscere e allontanarsi” quando il cane o il gatto emettono un comportamento di minaccia (sguardo fisso, orripilazione,
ringhio, abbaio, soffio) compare ben dopo i tre anni di età e diviene funzionale in seguito.
L’entità
del rischio di aggressione potrebbe essere, quindi, più elevata al di sotto e nei pressi di questa fascia di età.
Dott.ssa
Giussani S., Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale